domenica 9 maggio 2010

60s ORIGINAL BEATLES VYNIL LP COLLECTION of RITA TUNES





These are but a few of my earliest records bought in the '60s. All in Italy except for Let it be, and the solo albums. After 45 years, all spoilt and worn out...but still there!

sabato 1 maggio 2010

Concerto dei BEATBOX (BEATLES Tribute Band) a Genova 30-4-2010

Fantastica serata all'insegna degli anni 60, con canzoni dei Beatles eseguite molto bene dai Beatbox che hanno anche spiegato la storia e l'importanza dei Beatles nella scena musica mondiale.
 Dopo di loro la musica rock, i costumi, la mentalità delle persone non sarebbero  più stati uguali.
Hanno spiegato bene nell' introduzione:
" Gli anni '60 hanno cambiato il nostro modo di vivere, ed i
Beatles ne sono stati i protagonisti....c'era una forte volontà a voler cambiare il mondo,
 ma non ci si è riusciti....ma almeno, il mondo non ha cambiato NOI !!"
Ed infatti, dopo 45 anni eccoli qua, a proporre ai più giovani il "feeling" di allora, con abiti e strumentazioni studiati nei minimi particolari, l'entusiasmo coinvolgente e trascinante per persone di tutte le età....chi allora non c'era, è rimasto sorpreso...io che ero presente, da tredicenne, al concerto dei Beatles al Palasport il 26 giugno 1965, ho piacevolmente potuto riascoltare dal vivo le mie canzoni "del cuore" con un'ottima acustica, emozione, e la consapevolezza che allora "davvero erano bravi...molto, molto bravi..."

domenica 14 marzo 2010

1970: La scoperta (tardiva) della Swinging London

…….finchè, nel maggio 1970, ebbi l'incredibile opportunità di andare a Londra: un viaggio organizzato di pochi giorni! Non mi sembrava vero finalmente, avevo la fissazione ormai dell'Inghilterra! I miei amici mi invidiavano, erano pochi quelli che prendevano l'aereo allora, e mi riempirono di richieste: chi voleva un poster, chi un cinturone alto con la fibbia/borchia come quello di John Lennon, chi una copia del Melody Maker, chi una minigonna DOC e chi …il padellone di" Let it be!" in Italia non era ancora uscito, e tutte queste cose non c'erano!
Doveva davvero essere un altro mondo quello!
Il termine "Swinging London" risale al 1966. Il settimanale americano Time citò l'aggettivo usato dal direttore del mensile londinese Encounter, il quale tentava di descrivere ciò che stava accadendo da qualche tempo in città. Una traduzione di" swinging" è : libertà di azione e di movimento, ma anche eccitante, piacevole.
 E questo, certamente, era diventata Londra in quegli anni.


Apparve subito una rivoluzione dei costumi e toccava l'abbigliamento e le abitudini sessuali, la musica e la politica, la mondanità e il linguaggio. La Swinging London introdusse vocaboli come "trendy" (di tendenza) e la dicotomia" cool" (letteralmente, fresco; in realtà moderno, attraente) e "square" (sul vocabolario: quadrato; in effetti retrogrado, chiuso).

Le idee-guida della Swinging London e degli Swinging Sixties erano il divertimento, l'informalità e la gioventù: idee rivoluzionarie, in una società gerarchica come quella inglese. Tutto il periodo si può ricondurre a questi valori (o come dicevano gli adulti, disvalori). Per rendersene conto, basta ricordare i protagonisti della scena: "the scene" era il termine teatrale con cui veniva definito l'insieme delle novità. Mary Quant, una studentessa del Goldsmith's College, creava la minigonna e contribuiva a lanciare modelle che solo pochi anni prima sarebbero state improponibili, come la scheletrica Twiggy, soprannominata in Italia "ramoscello"(dall'inglese"twig =ramo), in un'epoca cha ancora apprezzava molto le maggiorate. Portava la minigonna molto corta, ed occhi truccatissime con grandi ciglia finte…Twiggy mi piaceva molto: essendo sempre stata magra di costituzione, finalmente ero alla moda anche io, in un mondo che aveva voluto allora le donne  bene in carne! Alle ragazze di oggi sembrerà strano, ma negli anni '60 in Italia era obbligatorio NON essere magre!
Il parrucchiere Vidal Sassoon introduceva tagli destinati a durare altrettanto poco (con una costante: i capelli lunghi degli uomini).
 I Beatles, i Rolling Stones e gli Who  diventavano modelli di comportamento, e dettavano legge in fatto di moda. Anche in Italia si cominciavano a vedere camicie strette e sgargianti per i ragazzi, poche erano ancora le ragazze che osavano la minigonna e logicamente grandi erano le liti con gli adulti per potersi vestire in quel modo.
Così, alloggiata in un albergo di Piccadilly, cercai di sfruttare al meglio l'unico pomeriggio libero a disposizione. Londra mi era subito sembrata una città molto civile, con gente educata e garbata, molti gentlemen erano vestiti tradizionalmente, avevano ancora la bombetta (top hat) ed erano molto formali nei modi.

 Ma cosa potevo fare nelle poche ore a disposizione? Troppo lontana era  Abbey Road, e, ormai delusa dalla separazione dei Fab, puntai dritto su Carnaby Street. Mi incamminai da sola, correndo, con la piantina in mano, lungo Regent Street:  svoltai in Beak street, ed alla seconda traversa…..
mi sembrò di entrare in un'altra dimensione! In Carnaby Street c'erano solo giovani, i ragazzi avevano tutti i capelli molto lunghi ed anche abbastanza curati, il famoso cinturone con borchia, medaglioni in quantità sul petto, orecchini e bracciali. Le ragazze ormai la minigonna l'avevano già quasi dimenticata ed erano per lo più in gonna lunghissima che toccava quasi terra, piene di collane molto belle e platform shoes (zatteroni) ai piedi. I negozi, quasi tutti di musica, di oggettistica e moda "giovane" avevano le porte aperte e diffondevano per tutta la strada la musica che piaceva a me. I prezzi erano abbordabili e feci le mie compere! Quanti posters e gadgets! in Italia ce li sognavamo! Dappertutto l'LP" Let it be "suonava in continuazione e ne presi subito uno, che poi riportai, impacchettato per bene in valigia, in Italia: ebbi il mio momento di popolarità tra i miei amici, che venivano tutti a casa mia per ascoltarlo in "anteprima"!Feci parecchie foto con la Polaroid appena acquistata ma, purtroppo, quelle foto che uscivano immediatamente venivano fissate con un liquido che negli anni svanì del tutto…… come l'atmosfera indimenticabile di quel pomeriggio.

In questo periodo in 38, Carnaby St, si tiene una mostra per i 50 anni della Swinging London" (1960/2010)  fino ad aprile, orario 10a.m/6p.m.


Se potete andarci, raccontate!



mercoledì 10 marzo 2010

1968/69: fermenti e raduni giovanili (II)

Alla fine del decennio le inquietudini e le ribellioni di adolescenti e ventenni misero in dubbio l'importanza del benessere materiale, il che cominciò a scavare un profondo dissidio fra la generazione che aveva fatto la guerra e quelle successive. Questa "generation gap" in Italia era profonda e gli adulti, soprannominati "matusa", non capivano i giovani. Questi dovevano battagliare per avere una minima libertà personale che in altri paesi era data per scontata. 
Tra gli altri problemi, mi rendevo conto del fatto che i i 4 Beatles sorridenti e spensierati con la divisa e gli stivaletti a punta, nel giro di 6  anni, non esistevano più. La loro  produzione musicale cambiava, si evolveva in modo innovativo, i Beatles  seguivano (o precorrevano?) le tendenze, erano circondati da numerosissimi gruppi musicali che, in una esplosione collettiva, contemporaneamente venivano alla luce.
 Nel 1969 uscì il film "Easy rider" e divenne subito un cult-movie, con la colonna sonora degli Steppenwolf (Born to be wild), the  Byrds, Jimi Hendrix. Il mito "on the road " affascinava i giovani che, con sacco a pelo e zaino, giravano il mondo compiendo il famoso "Trip" . Meta preferita era, naturalmente, l'India.


Per me fu un  periodo tormentato, delusa  dalla  possibile e chiacchierata   separazione dei Beatles , dopo l'apparizione inquietante al fianco di John di una certa giapponese  ...…beh si diceva in giro che certo si sarebbero presto separati a causa di  problemi di interessi economici ed artistici ormai divergenti, disaccordi, liti.
 Altro che peace & love! Non ci volevo credere ed andai in crisi.
 Perché, di tutti i gruppi, proprio il mio preferito si scioglieva? Intanto i Fab registravano i tanti brani che avrebbero poi fatto parte dei futuri album" Abbey Road" e " Let it be". Durante le registrazioni di" Let it be" si filmò l'omonimo documentario, ma per il disaccordo sui risultati venne trattenuto negli archivi e sarebbe poi uscito  nel 1970, "trattato" dal produttore americano Phil Spector. Rimediarono realizzando in seguito  il brillante ma diseguale "Abbey road", album comunque di livello eccezionale. Il 31 gennaio  li vidi in televisione nel solito filmato di cronaca di qualche minuto, mentre si esibivano nel famoso "rooftop concert", tenuto all'ultimo momento sui tetti della loro casa discografica.
Scandalo dei benpensanti . Pure sui tetti andavano a suonare!


Dopo l'uscita di "Yellow submarine",  a marzo vi furono i due matrimoni:  di John con Yoko , che manifestarono poi per la pace nei vari beds- in , prima ad Amsterdam poi in Canada , che, con grande scalpore, venivano definiti "trovate sconcertanti", poi  il matrimonio di Paul con Linda (normale essere invidiosa, per una fan). 
John praticamente iniziò una carriera da solista con la moglie ( Plastic Ono band, Live peace in Toronto, Two Virgins,) e capivo che il gruppo si stava ormai disgregando. Quello che non accettavo era il fatto che altre bands, come ad esempio gli Stones, avevano mogli e famiglie ma non le facevano  suonare nei loro concerti e soprattutto restavano uniti!
L'estate del 1969, anno cardine nella storia del rock, ci regalò  il celebre raduno di Woodstock a metà agosto dove, tra gli altri, si distinsero Jimi Hendrix, gli Who, i Ten Years After,  ed a fine agosto, quello dell'isola di Wight, il secondo, che attirò circa 150.000 spettatori per la presenza di Bob Dylan e la sua band, a cui parteciparono tutti i Beatles tranne Paul in qualità di spettatori. Intanto anche in Italia si cominciava a  parlare apertamente dell'uso di droghe da parte di questi miti del rock che  venivano sempre più criticati per i loro stili di vita.  Infatti nel '70 sarebbero poi morti non ancora trentenni Jim Morrison, Janis Joplin, Jimi Hendrix......
Quell'epoca dorata stava  dunque finendo, se si pensa ai tristi episodi di violenza al festival degli Stones ad Altamont e con la sanguinosa strage di Bel air, quartiere vip di Los Angeles, dove sembra che gli assassini fossero malamente influenzati dalla locale interpretazione della controcultura.
Nel settembre del '69 uscì finalmente  "Abbey Road " ma uscì anche "Live peace in Toronto", dove John non era più con i Beatles. Come avrebbero poi detto i Fab superstiti nei video dell'Anthology, fu un lento scioglimento negli anni come avviene quando una coppia, una volta felicemente sposata, divorzia.
I Beatles andavano avanti ormai tra dissidi e litigi e si capiva che quello sarebbe stato il loro ultimo album insieme. L'inverno del '69 e la primavera del '70 fui impegnatissima a preparare gli esami per la maturità classica, che allora non era per niente facile, confortata però  dalla colonna sonora di Abbey Road.   
……….. Ma proprio nel maggio 1970……..

domenica 28 febbraio 2010

LEGGI Il BLOG come un libro

Il blog è anche leggibile come un libro con le pagine (per quanto scritto fino ad oggi - ed. feb 2010)... buona lettura.

giovedì 18 febbraio 2010

1968/1969: meditazione e fermenti giovanili (1)

All'inizio del 1968 vidi le foto dei Beatles che meditavano in India ,e lessi sui giornali che si trovavano  presso l'ashram himalaiano del Maharishi Mahesh Yogi, che aveva diffuso  una tecnica tradizionale di meditazione  da lui chiamata  "meditazione trascendentale". Secondo il suo insegnamento questa tecnica aumenta l'ordine delle onde cerebrali e conseguentemente la chiarezza mentale ,inducendo una rigenerazione spirituale. Maharishi stesso, nonostante alcune critiche e  fraintendimenti, di fatto non insegnava nessun tipo di teologia né richiedeva l'adesione ad una fede particolare. I Fab vi andarono in un gruppo che comprendeva  tra gli altri Donovan e  Mike Love dei Byrds, diventato insegnante di meditazione a sua volta.
Era una specie di reazione al velleitarismo distruttivo di una parte dei movimenti giovanili dell'epoca, imperniato sulla non-violenza: il Maharishi sosteneva che la meditazione avrebbe cambiato il mondo.
Ma nelle università americane e francesi era nata la contestazione studentesca che voleva cambiare le cose in un altro modo. Il movimento si diffuse presto in Italia e raggiunse  parecchie scuole superiori.
 Nell'anno scolastico 1968/69 capitai in un liceo "caldo", nella classe più "impegnata" della scuola. Le assemblee erano continue e gli insegnanti non potevano spiegare, però poi ci chiedevano lo stesso il programma ed io, che non ero abituata, mi ritrovai ben presto  a sgobbare notti intere per far fronte alle interrogazioni programmate.
 Se non si passava, si perdeva facilmente l'anno, cosa che assolutamente non potevo permettermi. Non fu un anno facile e mi ritrovai ad invidiare i Fab che, vestiti da hippies, (fingevano?) belli tranquilli di meditare.
Ma mi consolai subito col nuovo White album che, uscito quell'inverno, era il loro nuovo regalo. C'erano 4 magnifiche foto  dei Fab che subito, armata di cacciavite, fissai sulle 4 ante dell'armadio in camera mia,  togliendo le stampine "classicheggianti" che non mi piacevano. La reazione in casa fu di sgomento ma le foto rimasero. Quell'anno in camera mia comparvero anche  cuscini e tappeti su cui mi rilassavo facendo yoga e meditazione e ascoltando la musica con gli amici!
Avevo infatti trovato finalmente un gruppo di ragazzi che amavano i Fab e la musica che mi piaceva e suonavano, riuniti nei garage che trovavano disponibili, i loro pezzi e talvolta nei locali quando ne trovavano uno  adatto. Infatti a scuola le assemblee musicali non erano certo ancora permesse! 
I Fab presero posizione, nel loro pezzo "Revolution" nei confronti dei moviment giovanili: "But if you talk about distruction, well you know that you can count me out…" e gli Stones, mesi dopo, in "Beggar's Banquet", in "Street Fighting man": "But what can a poor boy do, but to sing in a rock'n'roll band" dichiarando London town una città "sleepy" dal punto di vista della contestazione.....

sabato 13 febbraio 2010

1967: The summer of love, San Francisco, the Swinging London

Ed ecco l'anno della svolta, durante il quale mi arrivavano di continuo e molto velocemente gli echi di avvenimenti e di innovazioni musicali così entusiasmanti da rendere unica ed irripetibile l'atmosfera che mi circondava.
Non che in Italia questi fermenti venissero vissuti pienamente, però a poco a poco si diffondevano anche nel nostro paese proprio verso la fine del 1966/67, e finalmente anche in radio, gruppi innovativi come i Byrds dalla West Coast, la risposta americana al pop dei Beatles, che mi piacevano sia per le melodie che per la parte vocale improntata su cori in falsetto (tutti i componenti erano, oltre che capaci musicisti, anche validi vocalists). I loro brani - specialmente quelli riferiti alla prima produzione - davano la sensazione di "volare in alto", come gli uccelli da cui avevano preso a prestito, storpiandolo, il nome.
Mi piacevano perché appunto mi ricordavano i Fab in versione americana. Avevano spopolato con con
"Mr Tambourine Man "di Bob Dylan, ma Bob e la cosiddetta "canzone di protesta" non era completamente capita qui, io stessa preferivo in quegli anni  ascoltare lo scozzese Donovan, chiamato
"il menestrello", ispirato da ballate popolari tradizionali o dai fermenti pacifisti del mondo giovanile. Ricordava in effetti Dylan vagamente nell'aspetto, nel modo di cantare accompagnato dalla sola chitarra e dall'armonica a bocca e nella ispirazione venuta dal comune maestro Woody Guthrie. La sua "Mellow yellow"ebbe un enorme successo. Per un paio di anni Donovan fu uno degli esponenti più significativi della "Swinging London"la Londra di quegli anni, dove la musica diventava un bene di consumo per masse sempre più grandi di giovani; in questa musica volevano trovare i messaggi sociali, l'apertura verso le culture orientali e le percezioni "allargate" della cultura psichedelica… questa "swinging London" era diventata per me un richiamo irresistibile e mi pareva il centro dell'universo.
Il mio unico sogno era poterci andare, un giorno!
E poi Yardbirds, Beach Boys, Bee Gees, Mamas &Papas, Eric Burdon and the Animals, anche lui a farci sognare con la sua "San Franciscan nights"! Solo per citane alcuni!
Come riuscire a seguire tutta questa nuova musica fantastica che cominciava ad esaltarci tutto d'un tratto, fino allora qui da noi quasi sconosciuta?


Le informazioni arrivavano e lessi che nel gennaio 1967 l'enorme raduno all'aperto di San Francisco rese popolare la cultura hippy in tutti gli Stati Uniti, richiamando 20.000 persone al Golden Gate Park.
 Il Monterey Pop Festival dal 16 giugno al 18 giugno diffuse la musica rock della controcultura ad un vasto pubblico e segnò l'inizio della Estate d'amore." The Summer of love", Scott McKenzie della canzone "San Francisco", divenne un enorme successo negli Stati Uniti e in Europa. Il testo:
" If you're going to San Francisco, be sure to wear some flowers in your hair" cioè "Se stai andando a San Francisco, assicurati di indossare dei fiori nei tuoi capelli", convinse migliaia di giovani di tutto il mondo a recarsi a San Francisco, a volte portando fiori tra i capelli e distribuendoli ai passanti, guadagnandosi il nome di "Flower Children".Il fenomeno rimase noto come Flower power.
 Gruppi come i Grateful Dead, and the Holding Company con Janis Joplin e i Jefferson Airplane erano rappresentativi di quel fenomeno di costume. Anche la liberazione dei costumi sessuali ebbe inizio da qui.   "The times are a-changin'"..cambiavano i tempi...aveva ragione Bob Dylan, che apprezzai dopo...
25 giugno 67 in mondovisione, in 157 nazioni, fu trasmessa su programma satellitare" All You Need is Love". I Beatles presentarono il pezzo in diretta da Londra. Ricordo di averlo visto alla televisione (ma fu di breve durata). Ma in quella Summer of Love uscì il nuovo album dei Beatles," Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club band". Quando lo comprai restai perplessa: cosa ci facevano i Fab così vestiti, mi parevano un po' ridicoli…volevano fare gli psichedelici pure loro? Lo so, fui irriverente verso il primo" concept album" della storia, ma rimasi folgorata quando ascoltai il pezzo "Lovely Rita"!
Passai l'estate in uno stato di esaltazione maniacale perché Paul lo aveva intitolato col mio nome! " Lovely Rita"! NON RIUSCIVO A CREDERCI! Lo ascoltavo di continuo..
Cominciai ad incontrare gli hippies in quell'estate, giravano in autostop con i loro zaini e venivano dagli USA ma anche dall'Olanda, Germania, paesi del nord Europa.Come tutte le adolescenti dell'epoca non ero libera di girare per conto mio per il mondo, ma ebbi modo di parlare con questi ragazzi, gentili, altruisti pieni di ideali: si parlava dell'esistenza di Dio, della pace,  di amore, di amicizia, di musica, dei paesi che avevano visitato, dei valori diversi dalla generazione precedente che cominciava ad essere contestata...

mercoledì 27 gennaio 2010

The Beatles in Hamburg - part. III

E poi? E poi ritornarono in patria. In quattro perchè Stuart si era definitivamente stabilito ad Amburgo.
E ricominciarono a suonare: al Cavern e in altri locali. Nel frattempo un giornale locale il "Mersey Beat" cominciò ad interessarsi moltissimo a questi 4 ragazzi che avevano nientemeno che inciso un disco in Germania. Coincide più o meno con questo periodo l'incontro dei Beatles con Brian Epstein e la decisione di quest'ultimo di fare loro da produttore. Mentre Brian si stava dando da fare per procurare ai Beatles un contratto disocgrafico con qualche etichetta inglese (memorabili e degne di nota le vicende che li portarono prima a una deludente audizione alla DECCA e poi alla stipula del contratto con la EMI - ma questa è un'altra storia) appunto, proprio alla vigilia della firma del contratto con la EMI ai ragazzi fu proposto di ritornare ad Amburgo per una serie di serate in un nuovo locale: lo Star Club.
Questa volta si prepararono a recarsi nella città tedesca da quasi-star, con una paga da 500 marchi alla settimana e peraltro in aereo e con tutti i comfort. Ritenevano che all'arrivo avrebbero trovato Stu ed Astrid ad attenderli e non vedevano l'ora di riabbracciare i vecchi amici. Ma ad attenderli, in quel 10 aprile del 1962, trovarono la sola Astrid che li informò che Stu era deceduto proprio il giorno precedente a causa di una emorragia cerebrale. Fu un colpo terribile, soprattutto per John che con Stu era amico più che fraterno.
La sera seguente avrebbero debuttato allo Star Club. Narra la leggenda (non si sa quanto attendibile) che John quella sera, non appena la band salì sul pacoscenico, si recasse al microfono per "dedicare una canzone a una caro amico" e che qui avesse cominciato a cantare "Love me tender" (la canzone preferite di Stu) senza riuscire più a smettere, come in trance. Accortisi che il pubblico cominciava a rumoreggiare spazientito, George e Paul attaccarono con il coretto iniziale di "Twist and Shout": "aaah-aaah-aaaah"; le loro voci ebbero l'effetto di risvegliare John il quale attaccò a cantare "Shake little baby, Twist and Shout ......" e il concerto andò così avanti e fu un grande successo (ndr: tuttora Twist and shout" è considerata una delle prove vocali e interpretative migliori di Lennon.
Passarono un paio di mesi ad Amburgo fra esibizioni Live e l'incisione di altri due pezzi con Tony Sheridan (Swanee River e Sweet Giorgia Brown).
Poi tornarono a Liverpool, dopo pochi giorni ci sarebbe stata l'audizione alla EMI Records, l'incontro con George Martin e la consacrazione.
Dalla registrazioni delle esibizioni allo Star Club è stato fatto, negli anni '80, un doppio Album che ben testimonia l'energia e la grinta dei giovani Beatles: di seguito avrete modo di ascoltare, tratte da questo album live , Ask me why, I saw her standing there e, appunto, Twist and shout.


venerdì 22 gennaio 2010

Anni '60: Beatles e dintorni (1965/66) III

Il film "A hard day's night", uscito in Italia come "Tutti per uno, uno per tutti", era passato in sordina, ma dopo i concerti del '65 l'uscita del secondo film, a colori, "Help", ("Aiuto") attirò nelle sale gruppi numerosi di ragazzine urlanti alle quali riuscii ad unirmi dopo qualche sotterfugio. A quei tempi con lo stesso biglietto si stava al cinema tutto il pomeriggio quindi lascio immaginare lo stravolgimento e l'emozione!
Diceva la stampa dell'epoca: "In definitiva i giovani sfogano così, abbandonandosi alle frenetiche manifestazioni di fanatismo, le loro esuberanze che potrebbero prendere altra via..." Devo dire però che ala maggior parte di quel pubblico esuberante non interessavano davvero le canzoni dei Fab, e pochi furono poi i fans che li seguirono fino allo scioglimento. Forse era anche una moda, sì, per molti.
Ma comunque, in ogni caso, i Fab4 restavano sempre un amore proibito!
La televisione dopo un servizio velocissimo d'informazione di TV7 del dicembre '63 si decise finalmente a mostrarli nelle vesti di entertainers soltanto il 25 marzo del '66 alle 22, sul primo canale.
Ritagliai la notizia e la misi sul mio album!
Si trattava di uno special di 30 minuti presentato da Valeria Ciangottini ,nel quale si vedevano il video di
I feel fine con la bici, We can work it out, Day Tripper, Ticket to ride, e Help!
Ecco i Beatles alla televisione italiana! inoltre erano apparsi solo al telegiornale per un minuto mentre scendevano dagli aerei di tutto il mondo, circondati dai soliti fans urlanti, come fatto di cronaca. STOP.......Ogni tanto, ospiti dello show del sabato sera, qualche gruppo beat italiano ci teneva aggiornati sulle canzoni più di successo. Non sto a raccontare le polemiche sul loro look e sui capelli lunghi....
Ed ecco che, finalmente, nel '66 la radio di stato elargì la trasmissione " Per Voi Giovani",che cominciava a rispecchiare l'atmosfera musicale emergente in USA e UK.
Era praticamente l'unica, espressamente dedicata per la prima volta ai giovani, nella quale si poteva ascoltare la musica internazionale ed italiana meno commerciale, assieme comunque ai successi del momento. Durante la conduzione di Arbore ebbe spazio la musica americana, sia il R&B allora imperante, sia alcuni gruppi allora quasi sconosciuti da noi come i Doors di Jim Morrison.
 Nella successiva conduzione di Giaccio e Luzzatto-Fegiz e poi soprattutto di Massarini ebbe maggiore spazio la musica inglese ed lil genere progressive, con in evidenza i Pink Floyd, i Genesis, i Gentle Giant, gli Yes, ma senza trascurare gli italiani, soprattutto Le Orme e il Banco del Mutuo Soccorso. Come suonava alle orecchie dei ragazzi dell'epoca? Bè ricordo specialmente il periodo che ebbe come sigla "Moby dick" dei Led Zeppelin, e questa musica sembrava del tutto innovativa e stimolante. Un cambiamento profondo nella vita dei teenagers italiani era come sollecitato da questa musica: più libertà personale, la possibilità di frequentare i primi veri ritrovi per ragazzi che non fossero il solito bar con juke-box: allora non si chiamavano ancora discoteche, ma "locali", diversi ed innovativi rispetto al "night club" frequentato dai giovani adulti di allora che potevano permetterselo! Non erano proprio come il Piper di Roma e non offrivano sempre musica dal vivo, ma molti finalmente facevano ballare al ritmo di musica veramente "giovane", come si diceva allora! Inutile dire che alle famiglie italiane( e ai "matusa" dell'epoca, ahaahah!) questi locali non piacevano per niente e poche erano le ragazze a cui veniva permesso, all'inizio, di andarci.
 Carlo Massarini era il conduttore più interessato alla nuova musica inglese, orientando alla radio le scalette musicali verso i propri gusti, eppure, a causa della velocità con cui venivano consumati i miti, e a causa dell'enorme varietà di musica eccezionale che arrivava da USA e UK all'epoca nello stesso periodo,
 poche e secondarie erano le presenze degli album storici di Beatles (solo in seguito un LP, Sgt. Pepper, neanche tra i primi 10, ed assente persino un capolavoro come Abbey Road) e Rolling Stones
(due album e molto in basso: Aftermath e Let It Bleed ), ignorati altri notevoli LP e addirittura assenti i Doors, per non parlare dei Creedence Clearwater Revival, dei Beach Boys o dei Byrds, ritenuti probabilmente troppo "americani" e (ingiustamente) commerciali.
Visto che i Beatles continuavano ad essere poco  diffusi da queste trasmissioni pur innovative per l'Italia, in quegli anni mi dedicai allora al rito irrinunciabile dell'acquisto dei loro dischi ! 
Come sarebbe stato il prossimo, che emozioni avrebbe suscitato? Andavo all'appuntamento sempre molto emozionata, e comprai quasi tutti i 45 giri, poi la maggior parte degli LP per via del prezzo. Presi Help!,poi Rubber Soul e nel '66 Revolver....Però mi interessai anche ai Rolling Stones." Paint it black "mi laciò senza fiato, la tradussi e la imparai subito. Satisfaction ebbe un enorme successo. All'epoca volevano far credere che gli Stones fossero ragazzacci poco raccomandabili mentre i Beatles erano educati e pulitini: ma era una delle ipocrisie tipiche degli anni 60, visto che già ad Amburgo i Fab si erano dimostrati piuttosto ...irrequieti!Ma allora si diceva che ad una madre sarebbe piaciuto più che la propria figlia uscisse con un Beatle, piuttosto che con un tipaccio dei Rolling Stones! Erano forse le divise che indossavano a farli credere così ingenui? Quelle divise, così attillate e stylish, gli stivaletti ed i caschetti, avevano comunque stregato il pubblico femminile. Molto astuto il loro manager, Brian Epstein! All'epoca la moda maschile era grigia ed i vestiti informi e tristi. Ma quando i Fab si tolsero le divise, ecco che arrivò il bello! Li guardavo crescere come persone ed intanto io crescevo con loro. Dalle fotografie apparivano ormai artisti maturi e con Revolver si ebbe poi la svolta.
A volte non capivo i testi ed i nuovi esperimenti musicali. Devo dire che questa passione mi isolò abbastanza dagli amici che ascoltavano altra musica e mi facevano anche annoiare alle famose feste "anni 60" dove sul giradischi impazzava di tutto tranne che il pop inglese...ma qualche disco decente riuscivo talvolta a farlo ascoltare!
I ragazzi? A me piacevano quelli come i Fab, di una decina di anni più vecchi e possibilmente musicisti !

domenica 17 gennaio 2010

Beatles in Hamburg - part II

Una volta ritornati a Liverpool con la coda tra le gambe i nostri ripresero la loro vita di sempre; che vale a dire che continuarono ad esibirsi nei locali della loro città natale, primo fra tutti il mitico Cavern Club. Però Stu faceva praticamente la spola fra Liverpool e Amburgo, dove conviveva con Astrid, e quindi la band si ritrovava a fare a meno di un elemento: il bassista. Per un certo periodo ingaggiarono un certo Chas Newby ma fu proprio in quel periodo che Paul McCartney incominciò a suonare il basso. Eh, già: Paul che siamo da sempre abituati a vedere col famoso basso Hofner a forma di violino era inizialmente un chitarrista e incominciò a suonare il basso facendo di necessità virtù e costruendosi un improvvisato basso mettendo delle corde di pianoforte alla sua chitarra!
Fatto sta che cominciarono ad avere un certo successo a Liverpool e dintorni dove venivano presentati (quasi) come se fossero un gruppo tedesco: "direttamente da Amburgo: i Beatles!" annunciavano le locandine dei locali! Ma i nostri avevano ancora da onorare l'impegno al Top Ten.
Nell'aprile del 1961 con George finalmente maggiorenne e con Paul e Pete "perdonati" dalle autorità tedesche per la bravata incendiaria di qualche mese prima i nostri ritornarono nella città tedesca.
Fu proprio durante il secondo soggiorno ad Amburgo che accaddero alcune cose destinate a pesare in un certo modo sulle sorti del gruppo. La prima fu che Stuart, piano piano, diradò sempre più gli impagni con la band fino a decidere il definitivo abbandono da essa e dalle scene musicali. Stu non si sentiva un granchè portato per la musica; aveva scelto di fare parte della band solo per compiacere John, di cui era molto amico, ma ora preferiva stare con Astrid e dedicarsi a quella che veramente era la sua grande passione: l'arte figurativa. Lasciava quindi spazio, nel ruolo di bassista, a Paul col quale fra l'altro non era mai stato tanto amico; si dice per divergenze musicali, nel senso che uno (Paul) prendeva la band molto sul serio e per l'altro (Stu) essa non era altro che un gioco. In realtà credo che i due si contendessero l'amicizia di John e fossero un po' gelosi l'uno dell'altro.
Un'altro fatto importantissimo fu che i nostri ebbero l'opportunità di incidere un disco per la Polydor, insieme niente meno che a quel Tony Sheridan che avevano già conosciuto durante il loro primo soggiorno ad Amburgo. Solo che dovettero cambiarsi nome perchè in tedesco Beatles è molto simile a Peedles che però è un termine che sta ad indicare l'organo genitale maschile. Fu così che i brani furono incisi col nome di Tony Sheridan and the Beat Brothers; ma Tony Sheridan all'epoca incise brani anche con altri gruppi che avevano lo stesso, fittizio, nome di Beat Brothers. Ecco quindi che dei tanti brani che risultano incisi da Tony Sheridan e dai Beat Brother solo di una parte di essi siamo sicuri che si tratti effettivamente dei Beatles; essi sono: My Bonnie (che uscì come singolo e arrivò al 5 posto nella classifica di vendita tedesca), Cry for a Shadow (brano strumentale scritto da Lennon-Harrison), Ain't she sweet (con John cantante solista), The Saints (When the Saint go marching in), Why, Nobody's child e If you love me baby più altri due brani Swanee River e Sweet Georgia Brown (con arrangiamento di Paul) che saranno registrati l'anno seguente nel terzo periodo amburghese dei Beatles.
Per il resto i cinque, ormai (quasi) defintivamente ridotti a quattro passarono il loro tempo in Amburgo suonando al Top Ten e facendo tanta esperienza sia come musicisti sia come intrattenitori; infatti sovente invitavano le persone del pubblico ad esibirsi sul palcoscenico insieme a loro ed erano bravissimi ad attirare l'attenzione. Soprattutto quella del pubblico femminile, pare, soprattutto se diamo retta all'osservazione di Stu secondo il quale John, Paul e George erano diventati i Casanova di Amburgo.

Glory12




domenica 10 gennaio 2010

The Beatles in Hamburg – Parte I



La mattina del 16 Agosto 1960 i ventenni John Lennon e Stuart Sutcliffe, i diciottenni Paul McCartney e Pete Best e il diciassettenne George Harrison si imbarcavano al porto di Liverpool destinazione Amburgo. Il loro manager, Alan Williams, aveva loro procurato un contratto per suonare in un locale della città tedesca. E così i Beatles, non ancora ricchi e famosi, si apprestavano a quella che sarebbe stata un'esperienza veramente indimenticabile ...nel bene e nel male!
Nel pomeriggio del 17 Agosto i 5 arrivarono ad Amburgo laddove avrebbero cominciato a suonare la sera stessa; prima però ebbero a conoscere il loro alloggio. E qui cominciarono le delusioni: il loro alloggio altro non era che un paio di camerini di un cinema di infim'ordine (il Bambi kino), arredati in modo sommario, senza finestre e senza bagno; per lavarsi e per i vari bisogni i nostri avrebbero dovuto usare le toilette del cinema..... pare che si lavassero poco, però!
Iniziarono subito, abbiamo detto, ad esibisrsi; quella sera stessa suonarono all'Indra club e andarono avanti per parecchi mesi. Le loro serate erano interminabili: suonavano per circa sei ore, otto nei week-end, con brevi intervalli mentre il proprietario dell'Indra Club, tale Bruno Koschmider, li spronava al grido di "Mach Schau" (germanizzazione dell'inglese Make show, ovvero fate spettacolo) e ben presto i nostri cominciarono ad usare anfetamine per reggere quei turni di esibizione così massacranti ....eh, sì. signori miei: non solo è vero che i Beatles usavano le droghe (e nessuno di loro ha mai fatto mistero di questo) ma anche che hanno inziato ben presto ad usarle!
Va inoltre detto che sia il Bambi kino che l'Indra club erano collocati nel bel mezzo del quartiere a luci Rosse di Amburgo e quindi immaginate quale esperienza in termini sessuali facero in quel periodo ....e del resto, tempo dopo, John Lennon avrebbe affermato "Siamo cresciuti a Liverpool ma siamo diventati uomini ad Amburgo".
Risalgono inoltre a questi tempi i primi incontri con un gruppo di artisti e intellettuali amburghesi ; gli EXIS. Una di loro Astrid Kircherr si innamorò, ricambiata (ma che dico? ricambiatissima) di Stuart Sutcliffe e fu la prima fotografa "ufficiale" del gruppo: la celebre fotografia che vedete sopra riprodotta è opera sua.
Dopo qualche mese Beatles, passarono dall'Indra Club passarono al Kaiserkeller (sempre di proprietà di Koschmider) in tutto questo turbinio di performance ebbero modo di migliorare notevolmente le loro capacità musicali: suonavano cover di altri artisti, suprattutto di Chuck Berry, di Carl Perkins, di Ray Charles suonavano anche brani di loro ideazione: I'll follow the sun, Hello little girl. Fu allora che conobbero sia i componenti di un altro gruppo musicale di Liverpool Rory Storm and the Hurricanes (il cui batterista si chiamava Ringo Starr) sia Tony Sheridan, un cantante abbastanza conosciuto, grazie al quale avevano trovato l'opportunità di fare un certo salto di qualità con l'offerta di esibirsi al Top Ten, locale di altro proprietario e di sicuro migliore e molto più (e meglio) frequentato e con annesso migliore alloggio. Stavano per traslocare ma......si ritrovarono denunciati! (indovinate un po' da chi?).
Il primo ad avere problemi con la polizia tedesca fu il giovane George il quale aveva tenuto nascosto il fatto di essere minorenne e fu rispedito a casa col foglio di via. Fu poi la volta di Paul e Pete i quali passarono qualche ora in gattabuia per avere nientemeno che appiccato fuoco ai camerini del Bambi Kino. Le versioni sul fatto sono discordanti: c'è chi dice che i due diedero fuoco alla tappezzeria delle loro ex dimora per vendicarsi di Koschmider, ma Paul afferma che la cosa fu accidentale che lui e Pete erano andanti in tal posto unicamente per ritirare oggetti di loro proprietà e che, essendo il locale privo di luce, avevano pensato bene di dare fuoco a un preservativo (eh,eh) per illuminare la stanza e che, una volta appeso al muro quale improvvisata lanterna, questo aveva finito con l'incendiare la tappezzeria. Fatto sta che, comunque i due furono rispediti di corsa in Inghilterra anche loro col foglio di via. Degli altri due si sa per certo che Stuart rimase ancora qualche mese ad Amburgo e che John ritornò invece a Liverpool, in nave e da solo!
e qui si conclude la prima parte del mio racconto. Torneranno i nostri ad Amburgo e soprattutto: cose ne fu di Stuart e Pete che non troviamo nella formazione dei Beatles "ricchi e famosi"? Ve lo dirò un'altra volta.....
Glory12

sabato 9 gennaio 2010

George Harrison: il bagno fu a Sori o a Bogliasco?


Come ho già raccontato, la sera prima del concerto a Genova, 25 giugno 1965, George volle fare un bagno notturno in riviera. Rimane un piccolo mistero, se alle 3 di notte nuotò a Bogliasco o a Sori - due cittadine del Levante ligure a circa 15/20 km da Genova che sono le prime spiagge abbastanza grandi e visibili dalla strada per chi proviene da Capoluogo - accompagnato dal suo fido autista-bodyguard Neil Aspinal mentre gli altri 3 girovagavano in centro.
Alla morte di George, novembre 2001, seppi di un concerto-commemorazione sulla spiaggia da parte di fans miei coetanei, e dell'esistenza di una targa commemorativa dell'evento (poi forse rimossa?)
Così mi sono recata, domenica 11/10/2009, con Enrico, Beatlesiano (ma Pinkfloydiano storico!) a Sori alla ricerca di informazioni sulla permanenza serale e notturna di George Harrison.
Dopo aver perlustrato il borgo in lungo ed in largo ,sia sulla spiaggia che all'interno alla ricerca della targa commemorativa che, da alcune informazioni sarebbe stata posta alla morte di George e dopo aver chiesto informazioni a diverse persone che ricordavano si ... forse il fatto del bagno (ma non della targa), siamo andati a bere al Bar " Vintage" , secondo le informazioni di un gentile signore che ci ha confermato: "se qualcuno sapeva qualcosa a Sori di questo avvenimento, doveva essere per forza il titolare del Bar"(dato anche il nome..... n.d.r.)
Al bar, con un bicchiere in mano, per combinazione, c'erano anche un assessore del Comune ed un amico che ricordava i tempi del concerto : molto gentili, hanno però detto di non sapere nulla della targa di cui sopra.
A questo punto abbiamo deciso quindi, delusi, di tornare sui nostri passi confortati dalle frasi del titolare del Vintage che ci ha detto "una cosa così andrebbe valorizzata..." e dall'assessore che ci ha confermato che avrebbe approfondito l'argomento".

Questo post è anche l’occasione per chiedere a chiunque fosse a conoscenza di dettagli su questo fatto o che , meglio, avesse partecipato alla serata con la "posa" della famosa targa... se mai avvenne.

Beatles a Genova: il biglietto


Questo è il biglietto simile a quello che avevo anch’io per il concerto, che però ho perso. Purtroppo.
(tratto dal sito di FrancoBampi al link, che ringrazio)

Beatles a Genova - foto

Alcune delle foto del concerto dei Beatles al palasport di Genova del 1965

(Fotografie del grande Bruno Leoni fotografo in Genova, e tratta dal sito di FrancoBampi al link, che ringrazio, a sua volta tratte dal libro di Fulvio Fiore, Ignazio Felcher, Mauro Colombi, I Beatles in Italia, 23 - 28 Giugno 1965 Satisfaction Edizioni, Milano, Maggio 2005)

Beatles a Genova - Poesia in Genovese

Una bella e simpatica poesia in genovese scritta da LuigiBi in occasione del concerto dei Beatles a Genova

Corrî corrî zuenotti
corrî son arrivae
quelli che portan lûtto
a-o propio perrûcchê.

O l'é un gran avvenimento
a l'é 'na gran giornâ
se stesse a mi, ve-o zûo,
che te l'imbraego in mâ.

Spende quattromia lïe
pe vedde-i da vixin
beseugna ese imbriaeghi
de coca e no de vin.

L'an faeti cavalieri
e no se sa o perché
visto che tanto danno
han daeto a-i perrûcchê.

Na cösa son segûo
che a Zena i zeneixi
no son tanto sciacchaeli
da fâne di Marcheixi.

LUIGIBI

(dal sito di FrancoBampi, che ringraziamo, al link)


Correte correte giovanotti
Correte sono arrivati
quelli che significano
lutto per i propri parrucchieri

E’ un grande avvenimento
È una grande giornata
Se dipendesse da me, ve lo giuro
te li imbragherei in mare

Spendere quattromila lire
per vederli da vicino
bisogna essere ubriachi
di coca e non di vino

Li hanno fatti cavalieri
e non si sa perché
visto che tanto danno
hanno danneggiato i parrucchieri

Di una cosa son sicuro
che a Genova i genovesi
non così sprovveduti
da farli Marchesi

Traduzione di Enrico Pelos

La poesia è tipica dell'atmosfera che si respirava a quiei tempi. I riferimenti a barbieri e parrucchieri sono dovuti al fatto che i giovani, seguendo l'esempio dei Beatles, volevano farsi crescere i capelli. Nelle famiglie scoppiavano grandi litigi ed i padri trascinavano di peso i figli dal barbiere. Era una vergogna in effetti avere i capelli lunghi per i ragazzi. Questo però durò solo pochi anni. Poi si fece l'abitudine anche ai "capelloni". Bisogna però sottolineare il fatto che i caschetti dei Beatles erano in realtà curatissimi e lucenti, come ho già detto,e nel 1965 non davano certo un'aria trascurata. Che vi sia stata un po' di invidia, tanto da volerli buttare a mare? O forse ciò va imputato alla leggenda della scarsa ospitalità dei liguri?
Recentemente impazzava un famoso tormentone riguardo a una certa "torta di riso"!
Cavalieri dell'impero Britannico i Beatles erano stati nominati poco prima di questo tour europeo, ricevendo l'onorificenza dalla regina. Questo fatto aveva suscitato enorme scalpore e proteste, anche in Italia.

venerdì 8 gennaio 2010

Anni 60: Beatles e ...dintorni (1965) (II)

Come la seconda metà degli anni '50 fu diversa dalla prima per l'esplosione del rock e dei teddy boys, così anche nella seconda parte degli anni '60 si ebbe una svolta decisiva nel costume italiano.Sui giornali e sulle riviste "normali" apparivano finalmente articoli e foto sui Beatles e su questo fenomeno "d'oltremanica".  Ritagliavo tutto ed incollavo su un album di cui ero molto gelosa. Ascoltando le loro canzoni, cercavo di trascrivere i testi in inglese, che mi parevano difficili: allora quasi nessuno sapeva l'inglese, c'era ancora gente analfabeta, in Italia. Certe frasi non riuscivo proprio a capirle. A scuola diventai bravissima in inglese. Inutile dire che a quei tempi non si poteva certo chiedere ad un insegnante la traduzione dei versi di una canzone!
Dei Beatles, poi! Fu allora che giurai a me stessa che avrei imparato quella lingua alla perfezione!
Mi vennero in aiuto le prime pubblicazioni per ragazzi: prima "Ciao Amici," che uscì con diversi articoli sulla musica inglese parlandone in modo più alla nostra portata: pubblicava anche i testi delle canzoni, allegò addirittura un volumetto sui Beatles, dove veniva raccontata la loro storia, anche se abbellita da particolari inventati,(come il fatto che Paul aveva frequentato il liceo classico....e che erano ragazzi dal comportamento serio...ehm!) venivano allegati  anche i manifesti....i posters!



Inutile dire che fu subito guerra a casa mia: quei posters sul muro con la faccia dei Fab NON si addicevano alla camera di una ragazzina! Furono duri litigi ma alla fine ottenni di poter tenere un poster dietro la porta, e all'interno dell'armadio. I miei erano preoccupati. Anche alle mie amiche i Fab non piacevano ed ascoltavano musica italiana. Devo dire che nel '65 solo   soltanto una minoranza di ragazzi seguiva i Beatles in Italia. Riuscii a convincere una mia amica ad ascoltarli, ma non divenne mai maniaca." Ciao Amici "divenne "Ciao Big" e lo compravo regolarmente; anche qui venivano allegati posters di tutte le dimensioni.
Nel '66 usciva "Giovani, "che allegava anche spille e ciondoli.
Anche la RAI cercò di modernizzarsi lanciando" Bandiera Gialla," classifica dei dischi più venduti, condotta da Boncompagni e Arbore. Erano dischi commerciali, ed i Fab non furono mai citati. In quegli anni, a Roma aprì il Piper e fu inaugurato dall' Equipe '84 e dai Rokes. Vi suonarono diversi gruppi beat, tra cui i New Trolls, Le Orme, i Corvi...ma i ragazzi che andavano al Piper avevano diversi anni più di me. Ne sentivo solo parlare.
Ho poi saputo che in seguito vi suonarono pure i giovanissimi Pink Floyd e Jimi Hendrix!
I Rokes corsi a vederli al Palasport di Genova in occasione dell'Euroflora: mi feci coraggio e chiesi l'autografo a tutti e 4! Dissi qualche parola in inglese. Era naturalmente il gruppo beat che preferivo, perchè erano inglesi, e per via delle divise alla Beatles che portavano i primi tempi. Shel Shapiro era...altissimo!Allora parlava poco l'italiano! Però deve ancora migliorarlo,eh!



Anni 60: Beatles e....dintorni (1965) (I)

Da quel concerto tornai cambiata.....invece di urlare, ero stata silenziosa ed incapace di reagire. Ascoltavo la musica che si riusciva a sentire e mi lasciavo pervadere da quella meravigliosa sensazione.... una specie di shock, di rivelazione, la consapevolezza che fosse qualcosa di importante.
Eccitata dal look dei 4, e stregata dalla loro musica. E' difficile spiegare in questi anni di cosa si trattava allora: una tappa di emancipazione, una frizzante sensazione di cambiamento, qualche brivido e la speranza di migliorare la nostra posizione di adolescenti? Gli adolescenti o teenagers allora non erano per niente considerati. Non avevamo un modo di vestire, una nostra musica, un nostro mondo. Si passava direttamente allo stato di adulti, matrimonioe figli, doveri e responsabilità.
Toccò alla mia generazione ed a quelle immediatamente precedenti cambiare lo stato delle cose.
Non fu per niente facile, anzi. Forse ne parlo proprio  in questo periodo perchè, dopo l'uscita dei CD rimasterizzati dei Beatles il 9/9/2009 ed il conseguente picco di vendite, siamo di nuovo circondati da libri, gadgets, foto su di loro. Su internet sono numerosi i gruppi che parlano dei Beatles. Ma un conto è scoprirli in questi ultimi decenni, ed ora in versione meravigliosamente remasterizzata, un conto averli seguiti negli anni '60. Ricostruire quegli anni è complesso, ma ci posso provare.
Qui in Italia, però: fortunati i miei coetanei inglesi e americani!
Il giorno dopo il concerto feci il giro dei negozi di dischi e scelsi come preferito il reparto dischi della Rinascente, che sembrava il più fornito. Comprai il mio primo LP:" I Favolosi Beatles", corripondente all'inglese "With the Beatles" forse l'unico ad essere stampato con copertina italiana, uscito però due anni prima, poi presi diversi 45 giri. Da quel momento,completamente folle per i 4, risparmiai fino all'ultima lira per potermi permettere quei dischi. Mi feci amica la commessa di quel reparto dischi che, ad ogni nuova "release", me la faceva sentire e poi io sceglievo, tra i tanti, solo alcuni dischi....ahimè!
Dovetti rinunciare a diversi LP perchè i soldi non  mi bastavano.
Non potevo chiederli in famiglia: non mi capivano e mi prendevano in giro, pensando ad una mania che poi crescendo mi sarebbe passata!
FIGURIAMOCI!

martedì 5 gennaio 2010

Concerto dei Beatles- 26 giugno 1965 (I)

Fu l'unico tour italiano dei Fab, che giunsero in Italia il 23 giugno 1965.
I concerti italiani facevano parte del tour europeo, che toccava le seguenti città:
20 giugno , Parigi
22 giugno, Lione
24 giugno, Milano, Vigorelli
26 giugno Palazzo delle sport, Genova ( E IO C'ERO!!!)
27 e 28 giugno Teatro ADRIANO, Roma
30 giugno, Nizza
2 luglio Madrid
3 luglio, Barcellona
Lo so che a Genova dovevano essere il 25 ma ho controllato sui giornali d'epoca, era proprio il 26..
Il 25 era uscita la recensione sul "Giorno" sui concerti del Vigorellia Milano, la cito per darte un'idea della stampa dell'epoca:
"Diecimila fans nel pomeriggio, ventimila e forse più la sera:
"Grattavano le loro chitarre mentre i fans urlando hanno avuto ragione dei potentissimi amplificatori con i quali gli inglesini rinforzano la loro arte....è stata una bella cosa corale, tutti a urlare fino a spaccarsi il cuore, senza un minuto di sosta....il beatlomane italiano tipo, almeno da quel che se ne è potuto dedurre oggi,è di età
tra i 12 e 17 anni, poco incline alla pulizia personale, spesso pallido e di debole costituzione, sempre ricoperto di capelli a caschetto...alle due del pomeriggio, attorno al Vigorelli, c'era già tutto un ribollire di capelli, sudore, fischi, trombette ed agenti dell'ordine, poliziotti, carabinieri e vigili in dosi massicce, pronti a tutto.....dopo i New Dada finalmente loro.....sorridenti, leggeri, aggraziati, dentro i loro serissimi completi neri, il boato ...roba da schiantarsi il cervello o almeno i timpani....il pazzo rito è durato 40 minuti...loro, i Beatles, a muoversi e a cantare con garbo, bravura, dolcezza, umorismo...la nostra brava gioventù invece ne ha fatte di tutti i colori..."
Questo per dare un'idea di quello che si scriveva allora! IL PAZZO RITO!


Concerto dei Beatles- 26 giugno 1965 (II)

Il 25 giugno sono poi giunti a Genova dopo le 19...".hanno viaggiato su due macchine che li ha portati da Milano a Genova nel giro di due ore...un gruppo di fans li aspettava all'uscita dell'autostrada ed alcune centinaia di fronte all'albergo dove hanno preso alloggio"....come trascorsero la serata del 25 giugno 1965?
Andarono a spasso per Genova....Lasciarono che quelle 2 o 3 decine di fans in sosta permanente davanti all'albergo si decidessero ad andarsene, poi verso le due uscirono per la città; la girarono in lungo ed in largo; si fecero condurre nella zona alta per godere dello spettacolo notturno di Genova e del porto illuminati, fecero una capatina nella zona dell'angiporto. Ma ve li immaginate? Tranquilli, senza nessuno che li inseguisse...qui erano pressocchè sconosciuti...li avranno notati, quattro ragazzi inglesi aggirarsi per il porto?
Era una serata caldissima, ricordo; uno di essi si fece addirittura portare fin oltre Nervi, a Sori forse, dove raggiunse una spiaggia, si spogliò e si gettò in acqua. Era George Harrison.
La storia di questo celebre bagno andrebbe investigata, ci ho provato, ma con scarsi risultati.
Dopo la sua morte, nel 2001, alcuni fans liguri si radunarono in quella spiaggia; ma non sono riuscita a scoprire se si trattasse di Bogliasco o Sori.
Poco prima che albeggiasse erano tutti a letto; logico che si presentassero in ritardo alla breve conferenza stampa, la mattina dopo, seduti su quattro tronetti e spiegarono, tra le altre cose, perchè proprio loro avessero scelto Genova: in Inghilterra questa città gode di una certa notorietà per via del porto ed è affine, se vogliamo, a Liverpool... Nel pomeriggio del 26 il primo concerto con circa 6mila persone; la sera il secondo, con oltre 10mila spettatori!!! Riporta il Secolo XIX,quotidiano di Genova : "Bravi i Beatles. Nel pomeriggio del 26 il primo concerto con circa 6mila persone; la sera il secondo, con oltre 10Beatles al Palasport, ma la folla non è impazzita....il pubblico genovese ha accolto con fervore la doppia esibizione del complesso senza tuttavia dar luogo a quelle frenesie a cui sono abituati- buon successo anche per Peppino di Capri.......".
Ma ecco la mia testimonianza. Avevo 13 anni e mezzo...
Era la sera del 26 giugno 1965. Una serate calda e profumata d'estate. Il Palasport, da poco costruito, aveva il grande piazzale sul mare pieno di fans urlanti. C'era già stato un concerto nel pomeriggio ed era pieno di polizia. Entrammo spingendoci e l'atmosfera era indescrivibile, piena di eccitazione, aspettativa, incredulità...Purtroppo ai dirigenti RAI non piacevano e quindi non esistono riprese ufficiali. Potete vedere ne l link qui sopra i pochi minuti di ripresa amatoriale che poi hanno trasmesso al tg. La band di supporto era.. Peppino di Capri: ma chi li ascoltava? Pochi, anche se avevano suonato bene, ma c'era troppa eccitazione per i Fab. ... poi mi sembra abbiano suonato anche i New Dada (non sono sicura) ma l'attesa non finiva mai . Finalmente piazzarono sul palco gli amplificatori e la caratteristica batteria con la scritta THE BEATLES con la T allungata! Infine...due presentatori in modo formale annunciano signore e signori, ecco a voi i Bitols.... ed arrivano correndo: un boato. Un delirio totale.Attaccano subito Twist and shout. L'acustica era cattiva, le urla sovrastavano la musica...ma avete presente gli amplificatori dell'epoca? Paul aveva imparato qualche parola di italiano: "Grazietontokkei, Ciao, la prossima cancione intitolata".... ....era mooolto carino, rideva e flirtava col pubblico. John serio, sempre col berrettino in testa ed ancora senza occhialini, si guardava intorno col suo sguardo miope.... era forse un po' stanco... George era serio e impegnato, sorrideva spesso, Ringo scatenato ed allegro come al solito....Ricordo bene il suo caschetto, lucido e pettinato alla perfezione, scuotersi di continuo e devo dire che anche gli altri agitavano la testa e le "zazzere", mandando in visibilio le fans.

C'erano molti cartelli, inneggianti soprattutto a Ringo!
La scaletta del concerto fu:
- Twist and Shout
- She's A Woman
- I'm A Loser
- Can't Buy Me Love
- Baby's In Black
- I Wanna Be Your Man
- A Hard Day's Night
- Everybody's Trying To Be My Baby
- Rock And Roll Music
- I Feel Fine
- Ticket To Ride
- Long Tall Sally

L'acustica era naturalmente cattiva, le urla delle ragazzine c'erano, anche se non esagerate tutto sommato , ma le canzoni le distinguevi, eccome.. nel corso dello spettacolo pomeridiano cinque persone erano svenute ed alcune ragazze avevano tentato di spogliarsi......finito il concerto, dopo un educatissimo inchino, i 4 lasciarono Genova con tutta la troupe che li accompagnava diretti a Roma su un bireattore dell'Alitalia appositamente noleggiato, che li depositò a Fiumicino un'ora dopo, in modo da evitare scene al loro arrivo.
, Madrid, Barcellona, e ad agosto negli States per il tour che si concluse allo S
A Roma due giorni di spettacolo, quindi a Nizza, Madrid, Barcellona, e ad agosto negli States per il tour che si concluse allo Shea Stadium...concerto storico, questo sì ripreso per bene. Rivedendolo, devo dire che le fans americane si agitarono molto, molto più di noi! Ma anche i Fab erano più a rilassati e sciolti. Qui da noi forse non si trovavano perfettamente a loro agio!
Beh, questo fu l'inizio della mia Beatlemania che dura tuttora.

domenica 3 gennaio 2010

ANNI 60: La scuola genovese dei cantautori (III)

In questo gruppo, che era proprio un gruppo di "quattro amici al bar" come dice Paoli e del quale faceva parte, c'erano anche Bruno Lauzi (nato in Eritrea, ma cresciuto a Genova) che controcorrente si definiva liberale ma da fine osservatore già scriveva allora "Arrivano i Cinesi" e la bella "Amore caro Amore bello". Collaborò fino a poco prima di morire anche con gli attuali Buio Pesto. C'erano anche Umberto Bindi e Luigi Tenco, anche se egli era di Ricaldone in Piemonte. In misura diversa c'era anche Paolo Conte che scrisse "Genova per noi" per i piemontesi. Prima di loro già facevano parte di questo gruppo Natalino Otto ed in misura minore Joe Sentieri,.
Oggi quella vena artistica è un po' offuscata ma ci sono dei cantatutori famosi come Ivano Fossati che continuano su questa tradizione e negli ultimi tempi si è affermato in modo importante Max Manfredi che è proprio con de Andrè alla "Fiera della Maddalena" e che proprio da lui venne designato come "erede".
Ci sono altri a continuare la tradizione, tra questi: Federico Sirianni, Sergio Alemanno e il noto Francesco Baccini. In questo contesto hanno avuto anche grande importanza diverse band genovesi come i New Trolls o i Ricchi e Poveri e i Matia Bazar ma questa ... mi sono già dilungato fin troppo... in fondo.... è un'altra storia.
[ringrazio enrico per questo contributo al blog] 



(Via della povertà, cover di Desolation Row di Bob Dylan)


(una bella interpretazione di Lauzi della canzone scritta da Battisti-Mogol)



ANNI 60: La scuola genovese dei cantautori (II)

I "cantautori genovesi" cantavano, già in quegli anni e quasi in sordina, il boom economico e le sue contraddizioni, il capitalismo con i suoi valori forse non del tutto positivi, la storia, la politica, partendo dalla tradizione anche francese di protesta sul "grotesque" (Brassens) o affidandosi alla vena malinconico-intimistica del grande Leonard Cohen (Suzanne con Giovanna d'Arco lato-B traduzione "Joan of Arc"1972, It seems so Long Ago) o la protesta di Dylan.
Io abitavo allora a pochi decine di metri di distanza dalla sua casa, dove provava le canzoni accompagnandosi con la chitarra. Una cara amica di allora mi descrisse, con fare un pò sorpreso, questi "suoni" che provenivano dal "vicino" della sua abitazione. Certo allora, non immaginavo chi sarebbe diventato anche se io avevo già comprato qualche suo LP che, essendo allora studente, mi costavano un capitale. Altro che mp3 in "free" download!
[ringrazio enrico per questo contributo al blog]


ANNI 60: La scuola genovese dei cantautori (I)

Negli anni 60, quando l’Inghilterra (ma non solo), impazziva  per i Beatles, a Genova si affermava la cosiddetta “scuola dei cantautori genovesi”.
Questo termine era stato dato ad un gruppo di giovani appassionati di Genova, della città, delle sue strade, dei suoi abitanti e delle sue cose. Con pregi e difetti.
Questi giovani volevano fare i "cantatutori" ed alcuni ci riuscirono bene, anzi si può ben dire che tra questi c'era quello che sarebbe diventato poi il più famoso, il più bravo, il più amato: Fabrizio De Andrè (non me ne vogliano i Gucciniani che lo metto subito dopo... ma venne anche dopo...) oggi oggetto di tesi, studio nelle scuole, quasi "beatificato". Chissà se a lui sarebbe poi piaciuto. 
Da quel gruppo sarebbe anche venuto fuori uno dei più grandi comici: l'attore-autore Paolo Villaggio, che con De Andrè scrisse da giovane la "goliardica" e per allora un pò "azzardata" canzone di Carlo Martello (Volume I, 1967, Carlo Martello Ritorna Dalla Battaglia Di Poitiers) che arriverà, sempre attuale, fino ai giorni nostri. La "Bocca di rosa" che ben altro scandalo (per allora) avrebbe poi creato era sempre di quell'anno. Genova era insomma una fucina di talenti, chissà forse sarà stata l'aria del mare.

[ringrazio enrico per questo contributo al blog]

sabato 2 gennaio 2010

La scoperta dei Beatles

...Finchè un bel giorno  d'estate del 1964, mentre mi diverivo a registrare dalla radio trasmissioni musicali col mio  registratore a bobine,  lasciai il microfono vicino alla radio per un po',  e quando ritornai riascoltai le canzoni incise. Allora venivano annunciate  metodicamente: autore, titolo, interprete. Dopo i vari Mina, Celentano, Pat Boone e Neil Sedaka, ecco irrompere, all'improvviso e senza alcun solito annuncio, le note trillanti e accattivanti  di "Please please me". Non avevo la minima idea di che musica fosse. Non era rock come lo conoscevo all'epoca. Che musica era? E chi era riuscito a trasmettere quel pezzo in Rai?
Ascoltai e riascoltai, affascinata. Doveva essere uno di quei "complessi", come si diceva allora, che venivano dall'Inghilterra. Se si pensa che a quell'epoca  i Beatles erano già famosi, avevano effettuato diversi tours in UK, e non solo,  ed erano già apparsi al Royal Variety Show, il concerto per la famiglia reale dove John Lennon pronunciò la sua famosa frase: "Durante la prossima canzone, voi seduti nei posti più economici battete le mani, per gli altri è sufficiente far tintinnare i gioielli." (For our last number, I'd like to ask your help. The people in the cheaper seats clap your hands. And the rest of you, just rattle your jewelry.).......
 John Lennon:"...just rattle your jewelry" + Twist and shout

Se si considera poi  che avevano già conquistato l' America con partecipazioni all'Ed Sullivan Show e con il
concerto al Washington Coliseum, ed avevano già girato il primo film, a Hard Day's night....COME poteva succedere che io non ne sapessi praticamente nulla? Era veramente incredibile, quella censura.
Cercai di scoprire di chi era quel pezzo, facendolo ascoltare a parenti ed amici. Però nessuno li riconobbe.
Tutti dissero che era roba disgustosa. Ci misi un po' a capire chi erano...naturalmente non annunciati... censurati! Inutile dire che ascoltai e riascoltai  quel pezzo di nastro fino a consumarlo!
 Comprai subito alcuni 45 giri, mi pare She lovesyou/I'll get you, Love me do/P.S. I love you. I primi, non si trovava molto. Li seguivo sui giornali, qualche minuto al telegiornale televisivo, li facevano vedere mentre scendevano dal'aereo con folle di ragazzine urlanti. Un delirio. Ma la censura continuava alla radio, ed in televisione solo qualche minuto come fatto di cronaca .
Poi si sparse la voce che, finalmente, sarebbero venuti anche in Italia. Le trattative furono piuttosto lunghe. Vengono, non vengono...Ma finalmente, nel giugno del 1965, dopo l'esame di terza media superato con successo, riuscii a convincere i miei ad andare al loro concerto!
Non ero ancora completamente beatlemaniaca, all'epoca. Ma mancava poco...